Nausea in gravidanza maschio o femmina

Nausea in gravidanza maschio o femmina come capirlo?

Nausea in gravidanza maschio o femmina per scoprirlo prima che nasca è quasi sempre sufficiente un’ ecografia.

Nei casi in cui dovessero essere necessari esami più approfonditi è addirittura possibile scoprire se il piccolo sarà maschio o femmina analizzando direttamente il suo DNA.

Tutti questi esami richiedono delle tempistiche specifiche.

Spesso, però, si è ansiosi di avere una risposta per iniziare a prepararsi all’arrivo del nascituro.

Di conseguenza, prima di poter scoprire il sesso del bambino con analisi attendibili, capita di affidarsi a metodi tradizionali che, invece, di attendibile hanno ben poco.

L’ecografia

Per sapere se si diventerà genitori di un maschio o di una femmina non resta quindi che avere pazienza e aspettare di potersi sottoporre a test dall’efficacia a prova di scienza.

Il più diffuso è l’ecografia, un’analisi non invasiva che utilizzando onde sonore ad alta frequenza permette di ottenere un’immagine digitale del bambino all’interno della pancia materna senza esporre né il piccolo né la donna a procedure pericolose.

In genere l’ecografia in cui è possibile capire se si tratta di un maschio o di una femmina è quella che viene eseguita tra la diciottesima e la ventiduesima settimana di gestazione.

Infatti anche se il sesso del bimbo è determinato già al momento del concepimento le differenze nello sviluppo dei genitali iniziano ad essere visibili agli ultrasuoni solo in seguito.

In queste prime fasi le possibilità di sbagliarsi sono ancora elevate.

In fasi più avanzate è invece possibile distinguere la presenza del pene o delle grandi labbra, e quindi la predizione del sesso diventa affidabile all’80-90%.

A lasciare ancora aperta la possibilità a qualche dubbio sono fattori come la posizione del bambino, che può rendere difficile la visualizzazione dei genitali.

Basta un esame del sangue.

Per avere una certezza assoluta bisogna affidarsi a metodi in grado di analizzare direttamente il DNA del bambino.

Uno di questi è l’amniocentesi, cioè il prelievo di una piccola quantità di liquido amniotico attraverso un sottile ago inserito nella pancia.

Questo permette di scoprire con certezza se si aspetta un maschio o una femmina analizzando proprio il suo DNA.

Nel caso della villocentesi, invece, il prelievo può essere effettuato sia attraverso la pancia che attraverso la cervice e permette di ottenere un campione dei villi coriali, porzioni della placenta che contengono materiale genetico appartenente al bambino.

Alcuni di questi test sono però invasivi e non privi di rischi. In particolare, sia l’amniocentesi sia la villocentesi prevedono il rischio di aborto.

I rischi associati a queste analisi possono essere evitati ricorrendo a test genetici condotti sul sangue della mamma, come l’Harmony Test e il Genetic-test, basati sul fatto che già a partire dalla quarta settimana di gravidanza è possibile ritrovare un po’ del DNA del bambino nel sangue della gestante.

Il G-test e l’Harmony Test possono essere condotti a partire dalla decima settimana di gestazione, quando la quantità di DNA del feto in circolo è tale da permettere di ottenere risultati attendibili.

Il risultato è però molto più affidabile.

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